Decreto migranti: come cambia tra revisioni e ripensamenti. I Paesi sicuri da 22 a 19
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Decreto migranti: come cambia tra revisioni e ripensamenti. I Paesi sicuri da 22 a 19

Il Decreto migranti va verso un deciso cambiamento strutturale. Le polemiche degli ultimi giorni, coinvolgenti il mondo politico italiano e il settore della magistratura, hanno indotto il Governo ad un concreto e profondo ripensamento della norma.

C’è chi l’ha ribattezzata “versione light” o “leggera” del primo modello legislativo presentato. Di fatto si tratta di una revisione che lavora in modo particolare sul numero dei Paesi definiti “sicuri”, riducendo il loro novero da 22 a 19 (tagliati Colombia, Nigeria e Camerun).

Il ripensamento tocca diversi aspetti dell’originale decreto e sembra essere un segnale politico volto a distendere il rapporto, decisamente compromesso nelle ultime ore, tra mondo politico e universo togato italiano. Del resto era stata la stessa premier Giorgia Meloni a parlare di “magistrati politicizzati”.

Decreto migranti: come cambia tra revisioni e ripensamenti. I Paesi sicuri da 22 a 19
Decreto migranti: come cambia tra revisioni e ripensamenti. I Paesi sicuri da 22 a 19

Le modifiche del decreto migranti: i Paesi sicuri scendono a 19

Niente conferenza stampa sulla Manovra 2025. L’urgenza del Governo è traslata sul decreto migranti, su cui certamente sarebbero giunte domande e quesiti forse almeno parzialmente scomodi. Inoltre l’assenza di Antonio Tajani, vice premier del Bel Paese e impegnato in Medio Oriente, ha spinto ulteriormente per tale rinvio.

E così il focus è stato orientato esclusivamente sul decreto dei migranti, per cui le polemiche degli ultimi giorni hanno quasi obbligato l’esecutivo tricolore a rivedere diversi aspetti e parametri. Cancellature, revisioni, ripensamenti e dubbi: questa la ricetta che il Governo ha sfoderato circa la gestione del passaggio di individui verso i centri di smistamento in Albania.

Quella che è in fase di definizione sarebbe infatti una versione definita “light” del decreto. In particolare si andrebbe a rivedere la lista dei così detti Paesi sicuri, ridotti dai precedenti 22 agli attuali 19. E tale cifra potrebbe peraltro subire nuovi tagli.

Questi Stati sono identificati come quelli nei quali le strutture politiche, economiche e sociali, sono appunto ritenute sicure in ogni angolo e regione, e per le quali dunque eventuali rimpatri possono essere comprovati e realizzati senza grandi rischi. Gli esclusi, per così dire, dall’iniziale elenco sono Camerun, Colombia e Nigeria.

Troverò una soluzione, è un problema che si risolverà presto

Stringata dichiarazione pronunciata dalla premier Giorgia Meloni, direttamente coinvolta nella sferzante polemica a distanza che sta interessando da una parte la politica e dall’altra la magistratura italiana. Il tutto ricordiamo era cominciato dopo che i giudici di Roma non avevano convalidato il trattenimento dei migranti in Albania, nei centri di Schengjin e Gjader.

Grossi dubbi interni ai vari aspetti del decreto riguardano anche i ricorsi contro i tribunali, e le possibili soluzioni in tal senso. Al momento queste voci sarebbero state cassate dalla norma, ma la versione finale pare ancora distante da concreta realizzazione.

E il clima vigente nel Bel Paese resta infuocato, dopo che dalla Destra è giunta la definizione di “magistrati politicizzati” e vicini alle opposizioni. Il presidente del Senato Ignazio La Russa aveva anche proposto di modificare la Costituzione e riequilibrare i poteri. Idea al momento nemmeno presa in considerazione.

Dall’altro fronte invece la posizione dei togati è rimasta piuttosto ferrea nel proprio no al decreto migranti, dichiarando di applicare esclusivamente la legge, senza per questo farsi carico di colori o idee politiche di alcun tipo.

Quello che resta in atto è perciò un braccio di ferro che non fa bene a nessuno, di certo non all’Italia. Anche per questo l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato tempestivo e puntuale. Esigenza del capo dello Stato è quella di evitare che i toni accesi tra Governo e magistratura possano deflagrare in contrasti ancor più duri.

Decreto migranti: come cambia tra revisioni e ripensamenti. I Paesi sicuri da 22 a 19
Decreto migranti: come cambia tra revisioni e ripensamenti. I Paesi sicuri da 22 a 19

Verso il “mini decreto”, più in linea con le direttive dell’Europa: sarà sufficiente?

Decreto migranti rivisto. Questo l’esito del confronto interno al Governo, e tra quest’ultimo e Alfredo Mantovano, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha anche consultato diversi giuristi per comprenderne parere e opinione professionale. La via del dialogo tra le parti è stata intrapresa. Basterà?

Di fatto l’aspetto maggiormente controverso del decreto è quello relativo all’indicazione di chi sia incaricato di definire un Paese sicuro o meno. Secondo l’esecutivo è appunto il Governo ad avere tale facoltà, mentre dal canto loro i giudici si appellano alla legge e in particolar modo al diritto comunitario.

Esigenza politica della premier italiana diventa infatti quella di rendere il nuovo mini decreto più vicino alle forme europee e più in linea con le direttive di Bruxelles. A mancare internamente al concerto politico ed istituzionale continentale è però ad esempio un insieme di criteri che portino ad una lista comune dei Paesi ritenuti sicuri. Ad oggi infatti ogni realtà dell’UE segue indicazioni proprie nella scelta di tali Nazioni.

L’approvazione del decreto con la sola lista degli Stati aggiornata dovrebbe arrivare da parte del presidente Mattarella senza grandi sorprese. Ciò garantirebbe ai giudici uno spazio di manovra ampio, tenendo conto in particolar modo del sopra citato diritto comunitario.

Eliminate invece sarebbero tutte le voci meno europeiste e decisamente più controverse. Dunque viene mantenuto il ruolo dei tribunali per l’immigrazione (niente ricorso alla Corte d’Appello), e viene lasciata possibilità decisionale ai giudici dei singoli Paesi membri dell’Unione Europea, Italia compresa.

Proprio i togati potranno così valutare i singoli casi e stabilire se e quali migranti dovranno restare in Albania, far rientro nel proprio Paese o sbarcare in Italia. Insomma il passo indietro rischia di divenire un bavaglio per l’accordo migranti delineato a suo tempo dal Governo, e applicato, con nota coda di polemiche, soltanto pochi giorni fa per la prima volta.

La revisione profonda del decreto per il momento sembra mettere un cerotto sull’emorragia che stava da diverse ore sconquassando il mondo politico e sociale italiano. Gli ultimi ripensamenti, con riduzione dei Paesi da 22 a 19 e degli spazi decisionali concessi ai giudici, hanno sancito una sorta di pace armata tra Governo e magistratura, in attesa di capire se la nuova forma durerà o si rivelerà altrettanto fragile e dai discutibili contorni.

Decreto migranti: come cambia tra revisioni e ripensamenti. I Paesi sicuri da 22 a 19
Decreto migranti: come cambia tra revisioni e ripensamenti. I Paesi sicuri da 22 a 19

Conclusione: novità decreto migranti, tra revisioni e ripensamenti del Governo e di Giorgia Meloni: ora i Paesi sicuri scendono da 22 a 19

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