esuli giuliano dalmati famosi
Sport,  Storia

Dal campo profughi alla celebrità: storie di esuli giuliano dalmati famosi

In questi giorni in tutta Italia si è celebrato il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 dopo oltre cinquant’anni di silenzio. Un modo per “risarcire” con la memoria i circa 300.000 esuli giuliano dalmati che pagarono la sconfitta del Paese nella seconda guerra mondiale con la cessione dei loro territorio alla Jugoslavia comunista.

Gli storici lo definirono a buon diritto esodo, in quanto dalle  colline dietro Trieste, ultimo baluardo della frontiera orientale italiana, vennero persone di ogni estrazione sociale e credo politico. Alcuni di questi, con la loro tenacia tipica che li ha sempre contraddistinti, si sono presi una rivincita in diversi campi, soprattutto sportivi: da Ezio Loik a Nino Benvenuti, ecco alcuni esuli giuliano dalmati famosi.

Esuli giuliano dalmati diventati famosi: lo sport come arma di riscatto

Tra i molti esuli giuliano dalmati diverse personalità provenivano dal mondo dello sport. Nei territori dell’alto adriatico, infatti, la pratica sportiva è sempre stata molto diffusa a differenza del resto d’Italia. Già nel periodo interbellico, infatti, una buona fetta di atleti di varie discipline sportive proveniva proprio dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia.

Un esempio è la medaglia d’oro di Canottaggio a quattro alle Olimpiadi di Amsterdam 1928 vinta da una rappresentativa italiana, composta da atleti tutti istriani (Giovanni D’Elise, Giliante d’Este, Valerio Perentin e Nicolò Vittori, con Renato Petronio come timoniere).

Una volta lasciate le terre a causa dei Trattati di Pace, gli esuli giuliano dalmati portarono le loro competenze in ambito sportivo in diverse discipline, ottenendo importanti successi. Uno di questi era Ezio Loik, mezzala di rottura originaria di Fiume che assieme ai vari Mazzola, Bacigalupo, Ossola e Gabetto fece grande il Torino. Scampato alla tragedia delle foibe, disgraziatamente perì assieme al resto della squadra nel tristemente noto incidente di Superga del 4 maggio 1949.

Ezio Loik (ultimo a sinistra) con l’allora c.t. della Nazionale di calcio Vittorio Pozzo. Originario di Fiume, perì nella tristemente nota tragedia di Superga assieme a tutta la squadra

Hanno vestito i colori dell’altra e ben più tifata Juventus i fratelli Mario e Giovanni Varglien, anch’essi fiumani. Con i bianconeri hanno conquistato ben cinque Scudetti consecutivi negli anni ’30 e il fratello Mario salì pure sul tetto del Mondo nell’edizione casalinga del Mondiale 1934 con gli Azzurri allora allenati da Vittorio Pozzo.

I fratelli Mario e Giovanni Varglien, a lungo in maglia bianconera. I due fiumani qui in una foto durante gli anni della guerra in un torneo amatoriale

Della città un tempo capoluogo del Quarnaro è anche Abdon Pamich, marciatore che lasciò assieme al fratello i genitori in una notte di primavera del ’45. Salito su un treno per Trieste, arrivò in città sotto la protezione di una coppia che li considerò come propri figli. Ricongiuntisi successivamente presso il campo profughi di Novara all’allora Caserma Perrone, Pamich riprese l’atletica e divenne presto un’icona della marcia.

Arrivato terzo alle Olimpiadi di Roma 1960, si consacrò all’edizione successiva di Tokyo 1964 dove vinse l’oro nella 50km. A salire sul gradino più alto del podio nell’Olimpiade italiana era stato invece Nino Benvenuti. Il pugile originario di Isola d’Istria, inizialmente si spostava dalla cittadina a Trieste ogni giorno per allenarsi.

Nino Benvenuti è uno degli esuli giuliano dalmati più famosi, grazie ai suoi successi nel mondo della boxe

Tuttavia, a seguito delle pressioni jugoslave, la famiglia decise di abbandonare Isola e di stabilirsi definitivamente nel capoluogo giuliano. Dopo le Olimpiadi, Benvenuto ottenne un altro importante successo: nel 1966 strappò al connazionale Sandro Mazzinghi il titolo di campione mondiale di categoria pesi medi e un anno dopo la consacrazione al Madison Square Garden contro Emile Griffith.

Altro grande campione figlio di quelle terre era Agostino Tino Straulino. Originario dell’isola di Lussinpiccolo, si appassiona molto presto di vela. La carriera militare come marinaio lo porta a compiere diverse esperienze, e nel dopoguerra è di stanza a Taranto.

Nel frattempo però conserva il talento da velista che lo porta a vincere un oro (Helsinki 1952) e un argento olimpico (Melbourne 1956) assieme al conterraneo Nicolò Rode. In campo mondiale ed europeo sono stati poi tanti i primi posti in categoria, che lo hanno reso un’icona della vela italiana.

Il campione Agostino Straulino, originario di Lussinpiccolo, a lungo icona della vela italiana

Di origine istriana è anche il pilota Mario Andretti. Nato a Montona nel 1940, lascia il paese assieme alla famiglia negli anni del dopoguerra e si stabilisce nel campo di Lucca. Come tanti altri esuli, la famiglia decide di lasciare anche l’Italia per gli Stati Uniti doveMario cresce. Divenuto pilota professionista, raggiunse l’apice in Formula 1 tra gli anni ’70 e ’80, vincendo il Mondiale 1978 con la Scuderia Lotus.

L’ex pilota di Formula 1 Mario Andretti fa parte dei tanti esuli del confine orientale che grazie allo sport hanno avuto un’occasione di riscatto

Esuli giuliano dalmati famosi: la stretta amicizia tra Orlando Sirola e Nicola Pietrangeli

Tra i tanti esuli giuliano dalmati che si riscattarono nello sport vi fu anche il tennista Orlando Sirola. Originario di Fiume, rischia la morte a seguito di un arresto da parte della polizia jugoslava nell’immediato dopoguerra. Fuggito con la famiglia, stette nel campo profughi di Latina qualche mese per poi stabilirsi a Milano. Qui entrò in contatto con il tennis grazie all’atleta di allora Gianni Clerici con cui farà l’esordio nel mondo professionistico.

Orlando Sirola, a lungo compagno di Nicola Pietrangeli nel doppio di tennis, era anch’egli esule giuliano dalmata originario di Fiume

Ma è con Nicola Pietrangeli che Orlando Sirola instaura un rapporto che va oltre il campo di terra rossa. I due, infatti, divennero di fatto come due fratelli e costituirono una delle coppie del doppio più forti della storia del tennis. Ha detto Pietrangeli su questo sodalizio:

Io e Orlando, quando eravamo poveri, abbiamo mangiato poco insieme, dormito male insieme, viaggiato scomodamente, sempre insieme. Abbiamo diviso e condiviso ciò che passava il convento. Giocare dieci anni il doppio con la stessa persona rappresenta un sigillo per la vita.

Queste storie di rinascita raccontano come a volte lo sport riesce a ridare nuova linfa vitale a persone che avevano perso tutto. Dall’umiliazione di condividere uno stanzone con più persone alla gloria di essere iscritto nell’Albo d’oro dello Sport italiano. Un grande insegnamento di vita che serva da esempio per le nuove generazioni.

Conclusioni esuli giuliano dalmati diventati famosi nello sport

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