Manzoni
Eventi,  Letteratura

Alessandro Manzoni moriva 150 anni fa, Mattarella: “È padre della nostra Patria”

L’autore dei “Promessi Sposi” moriva il 22 maggio 1873. Omaggio del Capo dello Stato al Cimitero Monumentale, dove il presidente della Repubblica ha deposto una corona di fiori davanti al monumento funebre. Poi ha visitato la casa storica dello scrittore

Il 22 maggio del 1873 moriva, a Milano, Alessandro Manzoni. Sono passati 150 anni dalla sua scomparsa e la sua città lo ricorda con un palinsesto di eventi che coinvolgono le più importanti istituzioni culturali. Ha partecipato alle commemorazioni anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con un omaggio al Cimitero Monumentale e poi una visita alla casa storica dello scrittore.

Il programma

Mattarella ha deposto una corona di fiori davanti al monumento funebre del Manzoni, sepolto al Famedio del Cimitero Monumentale.

Ad accogliere il presidente il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana, la vicesindaco Anna Scavuzzo, la Presidente del Consiglio Comunale Elena Buscemi, il prefetto Renato Saccone e i componenti della Commissione per le Onoranze al Famedio. Alle 16, Mattarella è arrivato arrivato in via Gerolamo Morone 1, dove Manzoni ha vissuto dal 1813 al 22 maggio 1873, data della sua morte.

La Civile Orchestra di fiati ha celebrato il suo arrivo eseguendo l’inno nazionale. Qui, a Casa Manzoni, oltre a Fontana e Saccone c’erano anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, e il presidente di Casa Manzoni Angelo Stella.

Mattarella: “Alessandro Manzoni è un padre della nostra Patria”

A Casa Manzoni, l’attrice Eleonora Giovanardi ha letto l’episodio dell’incontro a tra fra’ Cristoforo e Don Rodrigo. Poi ha preso parola Mattarella:

“Con questa cerimonia – che, così raccolta e partecipata sarebbe piaciuta ad Alessandro Manzoni – vogliamo rendere testimonianza di quanto l’Italia gli sia debitrice, in termini di pensiero, di produzione letteraria, di esempio morale, di evoluzione della lingua.

Manzoni, uno degli spiriti più nobili del nostro Ottocento, protagonista del Romanticismo e del Risorgimento italiano. Definito, a ragione, il padre del romanzo italiano e maestro indiscusso di tante generazioni di letterati e di patrioti”, ha detto.

E ancora, dopo averlo definito “un padre della nostra Patria”, il capo dello Stato ha sottolineato – nel solco della “grande tradizione della poesia civile, di Dante, Petrarca e Foscolo” – le aspirazioni di Manzoni verso “un’Italia unita, che non fosse una mera espressione geografica, una addizione a freddo di diversi Stati e staterelli, ma la sintesi alta di un unico popolo, forte e orgoglioso della sua cultura, della storia, della sua lingua, delle sue radici”.

Mattarella ha quindi ricordato che “al poeta Lamartine, che aveva parlato sprezzante di “diversità” di “popoli” italiani, Manzoni rispose con una lettera sdegnata: No, non c’è più differenza tra l’uomo delle Alpi e quello di Palermo”.

Mattarella: “Da Manzoni critiche al nazionalismo estremo”

Mattarella ha poi preso spunto da alcuni passi delle opere di Manzoni per riflettere su grandi temi del presente.

“Dai diritti dell’uomo la concezione manzoniana si allarga a quella del diritto internazionale e dei rapporti tra gli Stati, dove si ritrova una critica lucida e serrata al nazionalismo esasperato. Perché la moralità, la fraternità e la giustizia devono prevalere sugli odi, sugli egoismi, sulle inutili e controproducenti rivalità”, ha detto.

Dopo aver definito lo scrittore “popolare ma non certamente populista”, il capo dello Stato ha aggiunto:

“Il legame controverso che Manzoni stabilisce tra potere e opinione pubblica, tra giustizia e sentimenti diffusi, ci induce a riflettere – sia pure in tempi incommensurabilmente distanti – sui pericoli che corrono oggi le società democratiche di fronte alla diffusione del distorto e aggressivo uso dei social media, dell’accentramento dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi, della disinformazione organizzata e dei tentativi di sistematica manipolazione della realtà”.

Un ulteriore spunto di analisi per il presente viene dai capitoli dei Promessi Sposi dedicati all’epidemia di peste: bisogna riflettere:

“sulla tendenza, registrabile in tutto il mondo, delle classi dirigenti a assecondare la propria base elettorale o di consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno attraverso i sondaggi, piuttosto che dedicarsi a costruire politiche di ampio respiro, capaci di resistere agli anni e di definire il futuro. Già nei Promessi Sposi, nei capitoli dedicati alla peste, Manzoni scriveva icasticamente a proposito di questi rischi: “Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”.

 

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