Smog a Milano: C’è chi nega e chi applica le nuove misure
Smog a Milano. Ieri riportavamo come non accennano a calare i livelli d’inquinamento nel capoluogo lombardo. A spaventare sono i dati emersi dalla rilevazione dell’indice Aqi relativi allo smog in città. Geografia penalizzante, poco vento, altissima densità di popolazione, tanti veicoli. Ma la cause più importanti sono il riscaldamento e gli allevamenti intensivi.
Allarme Smog a Milano, le dichiarazioni di Sala
Si è scatenata la battaglia dei dati sulla qualità dell’aria di Milano, con l’allarme smog che in queste settimane è tornato ad occupare le cronache e a destare preoccupazione.
Il primo a negare è stato il presidente Attilio Fontana, parlando dei “miracoli” che starebbe facendo Regione Lombardia per
“ridurre l’immissione in atmosfera di sostanze inquinanti”, le “politiche che stiamo portando avanti per migliorare i riscaldamenti, le automobili e per agevolare le attività produttive a intraprendere un percorso di sostenibilità”.
Mentre ieri dichiarava così il sindaco Giuseppe Sala.
“Dati non veri di società privata informatevi meglio”
“Lei ritiene che Milano sia terza città più inquinata del mondo? Sono le solite indagine estemporanee gestite da un ente privato. Sono seccato di dover rispondere su questioni che non esistono. Informatevi meglio”.
Così sia il sindaco sia il presidente della Regione hanno cercato di minimizzare, l’allarme scattato ieri di fronte ai dati elaborati dall’ente svizzero IQAir, che la qualità dell’aria nel mondo basandosi sull’indice di qualità dell’aria degli Usa (Us Aqi).
Il dato di Milano era pessimo: il capoluogo lombardo appariva tra le città più inquinate con un punteggio di 199, preceduta da Dacca in Bangladesh, Lahore in Pakistan e Delhi in India. A questi si va aggiungere un report un report dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, secondo cui a gennaio 2024 è stata superata più volte la soglia critica delle concentrazioni di PM10.
Ha però ragione il sindaco Sala quando evidenzia come l’aria a Milano sia molto migliorata negli ultimi anni: le rilevazioni di ARPA mostrano come dal 2012 al 2023 i microgrammi per metro cubo siano scesi da una media annua di 30 a 21, al di sotto del limite di legge di 25 ma molto al di sopra del limite OMS di 5, ma ciò non giustifica il negazionismo di una situazione grave per la salute dei cittadini.
Le cause
Principalmente sono tre e per una non possiamo farci niente. La pianura padana si trova in una situazione geografica e climatica molto sfavorevole. La generale stabilità della situazione meteo, con poco vento e precipitazioni assenti, continua a favorire l’accumulo di inquinanti nell’aria.
Ma non basta. In pianura padana c’è un’altissima densità di popolazione che come conseguenza porta a un alto numero di veicoli circolanti e di abitazioni (che emettono gas per il riscaldamento).
La terza causa, poco citata ma non per questo meno importante, è che la pianura padana ospita importanti allevamenti intensivi ed è sede di coltivazioni agricole che utilizzano sistemi di produzione che prevedono un ampio utilizzo di fertilizzanti, che producono ossidi di azoto. Secondo Greenpeace gli allevamenti intensivi producono più smog delle auto.
Il 54% del Pm2.5 non è prodotto dalle auto, a differenza di quello che molti ritengono, ma dal riscaldamento e dagli allevamenti. Mettendo tutto insieme, si capisce la pessima qualità dell’aria in pianura padana in questi giorni, superiore anche ai Paesi dell’Est europeo che utilizzano ancora in gran parte il carbone per il riscaldamento e la produzione elettrica.
Lo spiegano gli esperti di Arpa Lombardia che evidenziano:
“Lunedì il locale rinforzo dei venti (con moderata probabilità) anche sulla pianura nord-occidentale apporterà condizioni neutre o variabili, mentre condizioni favorevoli alla dispersione si presenteranno con maggiore probabilità tra la Valtellina e le valli del Lario. Martedì ritorno ovunque a ventilazione debole e condizioni in generale favorevoli all’accumulo di inquinanti (previsione con moderata affidabilità)”
Scattano le limitazioni in 9 province lombarde: ecco cosa prevedono le norme
Da oggi 20 febbraio scattano le misure di primo livello nelle province di Milano, Monza, Como, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona, Lodi e Pavia
Scattano le limitazioni per ridurre le emissioni inquinanti. La Regione comunica che martedì 20 febbraio si attivano le misure temporanee di primo livello nelle province che hanno raggiunto almeno il quarto giorno consecutivo di polveri sottili oltre la soglia di guardia, ovvero Milano, Monza, Como, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona, Lodi e Pavia.
Cosa prevedono le misure di primo livello
Le misure di primo livello prevedono in tutti i Comuni delle province coinvolte il divieto di combustioni e di accensione di fuochi all’aperto. Nei Comuni con più di 30.000 abitanti è prevista la limitazione alla circolazione di tutti i veicoli Euro 0 e 1 di qualsiasi alimentazione e dei veicoli Euro 2, 3 e 4 a gasolio, tutti i giorni dalle 7.30 alle 19.30.
Le misure di primo livello prevedono anche che il riscaldamento non superi i 19 gradi e il divieto in agricoltura di spandere liquami, digestati, fanghi di depurazione, fertilizzanti salvo iniezione e interramento immediato.
Le limitazioni al traffico a Milano: cosa cambia
Rispetto ai divieti già in vigore a Milano con Area B, le limitazioni provvisorie si applicano anche nelle giornate di sabato e di domenica e coinvolgono anche i veicoli Euro 4 diesel commerciali anche se con FAP e gli Euro 0 e 1 a Gpl e metano.
Come detto, i divieti riguarderanno la circolazione delle auto.
“Nei comuni con più di 30.000 abitanti delle province coinvolte è prevista la limitazione alla circolazione tutti i giorni nella fascia 7.30-19.30 per tutti i veicoli Euro 0 e 1 di qualsiasi alimentazione e per i veicoli Euro 2, 3 e 4 a gasolio. Rispetto a quelle previste dalle misure permanenti, le limitazioni si applicano anche nelle giornate di sabato e di domenica e coinvolgono anche i veicoli euro 4 diesel commerciali anche se con Fap e gli Euro 0 e 1 a Gpl e metano”. E ancora: “Gli autoveicoli che hanno aderito a MoVe-In sono soggetti a limitazioni temporanee della circolazione come gli altri veicoli inquinanti, fino alla disattivazione delle stesse”.
Rispetto ai soliti divieti previsti da Area B a Milano, le sostanziali differenze sono che le limitazioni restano in vigore anche nel weekend e che escludono le macchine con Move-In dalle deroghe.
Le limitazioni sono attive in tutti i comuni sopra ai 30mila abitanti e in quelli che volontariamente hanno firmato il protocollo. È il sito della regione a fornire l’elenco completo delle città: Milano, Paderno Dugnano, Rozzano, Cernusco sul Naviglio, Pioltello, Cologno Monzese, Bollate, Cinisello Balsamo, Corsico, Legnano, San Donato Milanese, Rho, Segrate, Sesto San Giovanni, San Giuliano Milanese, Abbiategrasso, Cormano
Gli altri divieti: riscaldamento, stufe e allevamento
Le misure temporanee di primo livello prevedono anche che in tutti i Comuni delle province coinvolte sia vietato tenere regolati i riscaldamenti su temperature superiori a 19°C nelle abitazioni e nei negozi. È proibito, inoltre, utilizzare stufe a legna per riscaldamento domestico (in presenza di un impianto alternativo) di classe emissiva fino a 3 stelle. Per quanto riguarda il settore agricolo, è vietato spandere i liquami di allevamento salvo iniezione e interramento immediato.
Conclusione: Smog a Milano. Ieri riportavamo come non accennano a calare i livelli d’inquinamento nel capoluogo lombardo. A spaventare sono i dati dell’indice Aqi
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