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Trump incriminato per reati federali. Prima volta nella storia 2023

Trump incriminato in seguito all’inchiesta sui documenti classificati rinvenuti nella sua maison di Mar a Lago, in California.

Trump incriminato per reati federali. Prima volta nella storia

Trump incriminato The Donald aggiunge un altro record negativo alla propria straordinaria vicenda umana: per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America un ex presidente verrà incriminato per reati federali. Da giorni si addensavano minacciose nubi nel cielo californiano, mentre NY soffoca sotto i fumi degli incendi canadesi, ed ora la tempesta si è scatenata: la decisione dello special counsel Jack Smith si abbatte come un fulmine sul panorama elettorale americano.

I’m an innocent man: Trump lo scrive sul proprio profilo, anzi sul proprio social network–Truth Social– all’interno di una dichiarazione molto eloquente in cui annuncia di essere stato colpito dal provvedimento di Jack Smith e quindi rendendo per primo la notizia di dominio pubblico, subito rilanciata dai principali broadcaster statunitensi.

Oggi si attende la decisione del Dipartimento di Giustizia

Oggi si attende la decisione del Dipartimento di Giustizia se rendere note o meno le imputazioni cui deve rispondere il Tycoon: sottolineiamo che la procedura in questi casi non è quella ordinaria, a partire proprio dal “pubblico ministero” che viene incaricato di condurre le indagini, una figura sui generis denominata appunto special counsel incaricato dal procuratore generale nei casi di potenziale conflitti d’interesse, come nella circostanza che vede indagato un presidente o un magistrato stesso.

Per quanto è trapelato finora, i tabloid d’oltreoceano parlano di 7 accuse, tra le quali alcune molto pesanti: violazione dell’Espionage Act per aver intenzionalmente trattenuto–senza autorizzazione– carte classificate contenenti segreti della national defense, cospirazione per ostacolare la giustizia e false dichiarazioni [Fonte: The Hill, NY Times].

 

dopo l’indagine per i pagamenti ‘hush money’

Dunque, dopo l’indagine per i pagamenti ‘hush money’ per silenziare la pornoattrice Stormy Daniels effettuati con denaro pubblico, dopo la condanna per abusi sessuali ai danni di E. Jean Carroll, arriva anche la denuncia per reati federali. What’s next?

Il prossimo provvedimento che vede al centro l’ex presidente degli U.S.A. sta prendendo copro dietro le mura dell’ufficio del procuratore di Atlanta e riguarda gli eventi di Capitol Hill, con l’accusa–non ancora formulata–di «cospirazione per il sovvertimento della democrazia».

In attesa di ulteriori sviluppi Trump dovrà comparire martedì p.v. nella Corte Federale di Miami per la lettura dei capi d’accusa.

Trump vs Biden

Per fare chiarezza, spieghiamo le differenze con il caso di Joe Biden, anch’egli interessato dal “Gate” relativo al trafugamento di documenti classificati, per cui anche in questo caso è stato nominato uno special counsel per indagare, Mr. Robert Hur.

Ciononostante, le differenze tra i due casi sono molteplici e importanti. Dopo il termine del mandato presidenziale del 2021 gli averi personali dell’ex inquilino della Casa Bianca furono spediti nella sua residenza di Mar a Lago, California. A Maggio dello stesso anno, il National Archives and Records Administration avvisò i legali del presidente che numerosi documenti erano spariti.

Dopo un paio di mesi il team di avvocati del presidente

Dopo un paio di mesi il team di avvocati del presidente restituì 15 scatole di documenti, all’interno dei quali furono rinvenuti 14 documenti classificati. Fu avviata un’indagine interna, mentre nel frattempo Trump dichiarava di aver restituito tutto quanto in suo possesso. Nondimeno, le mancanze dei registri dell’archivio non erano state colmate, pertanto il Dipartimento di Giustizia emetteva una subpoena nei confronti dell’interessato, alla quale seguì la restituzione di altre 3 dozzine di documenti, di cui 17 top secret.

Nonostante le assicurazioni di Trump che tutto era stato devoluto in seguito ad una «diligente ricerca» effettuata dal suo team, fiutando “puzza di bruciato” i prosecutors, dopo aver visionato le telecamere a circuito chiuso della villa, ottennero un mandato di perquisizione: altri 100 documenti riservati saltarono fuori dall’ufficio personale di Trump e dalla Storage room della residenza.

Invece, per quanto riguarda Sleepy Joe

Invece, per quanto riguarda Sleepy Joe le cose stanno in maniera diversa: è stato, infatti, lo stesso staff dell’attuale Presidente a comunicare al Dipartimento di Giustizia di aver trovato carte classificate nell’ufficio del think tank Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement, a Whasington D.C. nonché nella casa di proprietà (nel garage, parrebbe) nel Delaware. I documenti sottoposti a segreto di Stato risalgono al 2017, quando Biden ricopriva il ruolo di Vicepresidente dell’amministrazione Obama.

Dunque lo staff del presidente in carica svuotando l’ufficio del Penn Biden Center rinvenne una serie contenuta di documenti classificati, allertando il giorno stesso il National Archive e procedendo alla ricerca di ulteriori potenziali documenti classificati nella casa di Biden e nella sua seconda dimora a Rehoboth Beach, sempre nel Delaware, dove però non emerse nulla.

La collaborazione offerta in un caso e l’ostracismo reiterato e corredato da false testimonianze nell’altro pongono quindi su due piani diversi i responsabili dei potenziali crimini.

conclusione Trump incriminato per reati federali. Prima volta nella storia

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