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Legge elettorale 2022, cos’è e come funziona il Rosatellum: ecco come si vota

La legge elettorale 2022: come funziona il Rosatellum

Alle prossime elezioni politiche del 25 settembre 2022 si voterà con la legge elettorale Rosatellum, già in vigore durante le ultime elezioni del 2018. La grossa novità riguarda il numero di posti da assegnare. Infatti, a seguito delle modifiche introdotte con il referendum sul taglio dei parlamentari, i posti per la Camera saranno 400 (e non più 630) e per il Senato 200 (e non più 315). Questa misura, voluta dal M5S, richiede anche alcune modifiche agli equilibri interni al Parlamento che dovrebbero essere approvate prima del voto.

Ma che cos’è il Rosatellum? Cosa prevede? E come funziona?

Legge elettorale Rosatellum: cos’è e cosa prevede

La legge elettorale Rosatellum venne pubblicata il 3 novembre 2017 e prese il nome dal suo relatore, Ettore Rosato, ai tempi nel Partito Democratico e oggi in Italia Viva. Essa prevede un sistema misto, cioè in parte proporzionale e in parte maggioritario.

Quindi, un terzo dei seggi tra Camera e Senato viene eletto con sistema maggioritario attraverso scontri diretti nei collegi uninominali. I restanti due terzi, invece, si eleggono con sistema proporzionale divisi tra i partiti rispettando i risultati percentuali ottenuti con le elezioni. Si tratta di un sistema che avvantaggia di gran lunga le coalizioni, penalizzando invece i partiti che si presentano da soli.

Con le elezioni del 2018, il Rosatellum ricevette molte critiche per aver determinato una situazione di complicata governabilità nel Paese. La maggioranza, tra Lega e 5 Stelle, si raggiunse solo dopo molto tempo, e fu praticamente sempre instabile (basti pensare a Conte I e Conte II). Al tempo il panorama politico era formato da tre forze politiche, centrodestra-centrosinistra-M5S, che da sole non avevano voti sufficienti per governare. Oggi la situazione è diversa e il risultato potrebbe cambiare.

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I numeri della legge elettorale 2022 Rosatellum alla Camera e al Senato

Alla Camera verranno assegnati 148 collegi uninominali (37%), dove ogni partito o coalizione presenterà un solo candidato. Sarà eletta la persona che avrà ottenuto almeno un voto in più rispetto agli altri. I restanti 244 seggi (61%) saranno assegnati con metodo proporzionale, quindi sulla base delle liste compilate dalle coalizioni o dai partiti. Si tratta di liste “bloccate“, quindi gli elettori dovranno sceglierne una senza poter indicare la propria preferenza per uno specifico candidato. Infine, gli ultimi 8 seggi verranno assegnati nelle circoscrizioni estere.

Stesso sistema per il Senato: 74 saranno i collegi uninominali, 122 quelli eletti con metodo proporzionale e 4 nelle circoscrizioni estere. Se alla Camera i seggi assegnati con il proporzionale si basano sui voti a livello nazionale, al Senato questo avviene a livello regionale.

Come si vota

Ma quindi, come si vota? Sulla scheda per Camera e Senato vi saranno tanti riquadri quante sono le forze politiche (coalizioni o partiti singoli) che si presenteranno in quel collegio, ognuna con il proprio candidato per l’uninominale. Tracciando una croce sul nome di un candidato viene espressa la preferenza per il collegio uninominale; tracciando una croce su un partito tra quelli che lo sostengono (se sono più di uno) la si esprime per la parte proporzionale. Non è possibile un voto disgiunto, quindi non si può votare un candidato per l’uninominale e un partito che non lo sostiene per il proporzionale.

Per eleggere i deputati, i partiti dovranno ottenere il 3% dei voti su base nazionale; se sono in una coalizione, questa dovrà raggiungere almeno il 10%.

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Legge elettorale 2022: chi penalizza e chi avvantaggia il Rosatellum

Il Rosatellum favorisce i partiti che si presentano in coalizione, perché più attrezzati per vincere nei collegi uninominali. In questo caso, a beneficiarne potrebbe essere soprattutto il centrodestra con Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, soprattutto se, come sembra, il PD rinuncerà al campo largo con i 5 Stelle.

Tuttavia, il PD si sta preparando per un’alleanza con alcuni partiti del centrosinistra, come Azione di Carlo Calenda, Leu di Roberto Speranza ed eventualmente Insieme per il futuro di Luigi Di Maio. Tutti partiti che hanno un consenso basso e quindi costretti a fare alleanze.

I partiti che non troveranno coalizioni ne rimarranno penalizzati. Il Movimento 5 Stelle rischia di perdere molta influenza in Parlamento: rispetto ai 350 parlamentari eletti cinque anni fa, quest’anno potrebbe eleggerne solo alcune decine.

 

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Editor: Susanna Bosio

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