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Morto Oe Kenzaburo

Oggi la notizia della morte di Oe Kenzaburo, deceduto da giorni.

La morte risale a giorni fa

Lo scrittore Oe Kenzaburo, premio Nobel per la Letteratura nel 1994, è morto lo scorso 03 marzo, all’età di 88 anni: ad annunciarlo la casa editrice Kodansha, la quale ha giustificato il ritardo dicendo che così ha voluto la famiglia, in modo da avere il tempo di celebrare i funerali in forma privata. Kenzaburo

La formazione letteraria e i riconoscimenti internazionali

Kenzaburo era nato da una famiglia attenta alla scrittura: sua nonna era una maestra e la madre un’avida lettrice. All’età di 18 anni, poi, si era trasferito a Tokyo per studiare letteratura francese: in quel modo entrò in contatto con la cultura europea, che continuò a frequentare, soprattutto nelle figure di Dante, Rabelais, Balzac, Poe, Yeats, Eliot e Sartre. Ne derivò uno stile complesso e contrario alle convenzioni, capace di attingere sia a questi scrittori sia ad autori della tradizione giapponese, come Murasaki Shikibu e Ihara Saikaku.

La sua capacità fu subito riconosciuta in patria, dove nel 1958 vinse il prestigioso Premio Akutagawa. La consacrazione internazionale risale invece al 1994, quando vinse il Premio Nobel per la Letteratura, perché «con la forza poetica crea un mondo immaginario, dove la vita e il mito si condensano per formare un’immagine sconcertante della situazione umana di oggi».

In quell’occasione modellò il suo discorso su quello dell’unico altro autore giapponese che all’epoca aveva ottenuto il riconoscimento, Kawabata Yasunari; sostituì tuttavia le parole inerenti all’area semantica della bellezza con altre afferenti a quella dell’ambiguità, in modo da fornire al mondo un’immagine della cultura giapponese diversa rispetto a quella tradizionalmente riportata, rarefatta e idealizzata. Nella stessa occasione si definì un «sopravvissuto» e insistette sul potere curativo dell’arte, prendendo esempio dalla vicenda di suo figlio, affetto dalla nascita da un’ernia cerebrale e diventato poi musicista.

La critica al Giappone del dopoguerra e la lotta contro il nucleare

Kenzaburo non fu mai tenero con la propria patria e di conseguenza, pur godendo di  grande rispetto per via della sua rilevanza letteraria e di una capacità di dialogo internazionale quasi senza pari nella sua generazione, fu spesso avversato dalle frange più nazionaliste dei suoi compatrioti. Infatti criticò spesso il Giappone del dopoguerra, che a suo dire non aveva mai esercitato la giusta autocritica rispetto al suo passato sanguinario, troppo impegnato in una sfrenata corsa al benessere.

La frequentazione della cultura occidentale, il fatto di essere stato bambino durante la Seconda Guerra Mondiale, l’aver vissuto il periodo di umiliazione post-bellica del Giappone e il suo liberalismo lo portarono a sostenere che non ci fosse nulla di superiore alla democrazia e a dare un chiaro messaggio rispetto alla forma di governo del suo paese: nel 1994, dopo aver ricevuto il Nobel, rifiutò l’onorificenza dell’Ordine della Cultura giapponese, assegnata dall’imperatore, ma nel 2002 accettò la Legion d’Onore della Repubblica Francese.

Un altro tema che attirò la sua attenzione fu quello del nucleare: dopo aver visto le conseguenze del bombardamento di Hiroshima e aver parlato con i sopravvissuti all’evento, organizzò, negli anni ’70, una serie di proteste contro l’utilizzo dell’energia nucleare. Proteste che tornò a guidare dopo il disastro del 2011 nella centrale nucleare di Fukushima e che culminarono nel 2013 a Tokyo.

Gli interessi di ricerca

Kenzaburo iniziò a scrivere per analizzare e accettare i propri conflitti interiori, in una forma personale di catarsi. Nelle sue opere, infatti, si legge un disincanto sviluppato precocemente, forse a causa del fatto di aver assistito agli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale: la tensione verso l’ordine e la bellezza risulta sempre negata dalla violenza della natura o delle passioni umane e si affrontano con lucidità temi come la follia, l’angoscia provata di fronte a una realtà alienante e i traumi del corpo e della mente. L’interesse di Kenzaburo non è andato ai cosiddetti “normali”, ma agli individui anomali e ai malati di malattie del corpo e della mente.

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