rottura tra Biden e Netanyahu
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Rottura tra Biden e Netanyahu: tensione crescente dal 7 ottobre ad oggi

Ogni giorno di più assume contorni incorreggibili la rottura tra Biden e Netanyahu. Il 46°presidente degli Stati Uniti e il primo ministro dello Stato di Israele sembrano ormai collocati su posizioni e pareri molto, forse troppo, distanti.

I negoziati volti a disegnare un quadro di pace in Medio Oriente proseguono senza sosta, con Qatar e proprio Stati Uniti in prima linea ormai da settimane. Chi invece appare freddo verso un possibile cessate il fuoco è lo Stato ebraico, sempre più deciso a proseguire l’offensiva bellica verso Rafah.

A nulla sembrano servire per il momento gli inviti americani, di Biden ma pure di Blinken, a studiare insieme alternative meno sanguinose all’invasione dell’ultima porzione della Striscia di Gaza. I morti saliti a 32.414 (fonte ne è ancora una volta il Ministero della Sanità palestinese) non sembrano in questo senso mitigare le posizioni difese da Netanyahu e dal suo governo.

Le tensioni tra i “vecchi amici” americani ed israeliani però nel frattempo crescono, e non riguardano più soltanto la situazione delicata e controversa del Medio Oriente. Pure sul fronte interno del governo a stelle e strisce le mosse di Joe Biden nell’area caldissima del conflitto orientale rischiano di avere forti ripercussioni.

Rottura tra Biden e Netanyahu: tensione crescente dal 7 ottobre ad oggi
Rottura tra Biden e Netanyahu: tensione crescente dal 7 ottobre ad oggi

Insanabile la rottura tra Biden e Netanyahu: sul tavolo gli aiuti militari ed economici da Washington

Sembrerebbe essere la frustrazione il sentimento imperante presso la Casa Bianca. E a provocare tale malessere in seno al Governo guidato dal presidente Joe Biden sarebbe in particolare la condotta politica intransigente da settimane messa in atto dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Da grandi amici i due leader politici mondiali oggi, sul finire del mese di marzo e a quasi sei mesi dalla prima miccia del conflitto mediorientale, sembrano davvero essere ai ferri corti. La freddezza con cui il Governo ebraico risponde quasi quotidianamente alle trattative di pace avrebbe spazientito il fronte a stelle e strisce, da tempo in primissima linea per lavorare alla pace.

Le tensioni internazionali crescono così di pari passo ai morti nell’area della Striscia di Gaza. Il numero tragico e impressionante in questo senso ha toccato quota 32.414 vittime civili, con i feriti che sarebbero più del doppio di tale già assurdo numero.

Nodo principale che crea tensione tra Stati Uniti e Israele, e spinge verso la rottura definitiva tra Biden e Netanyahu, sarebbe rappresentato dalla ferrea volontà con cui il Parlamento ebraico continua a spingere per il piano bellico che prevede l’invasione dell’area di Rafah.

Rottura tra Biden e Netanyahu: tensione crescente dal 7 ottobre ad oggi
Rottura tra Biden e Netanyahu: tensione crescente dal 7 ottobre ad oggi

Per scongiurare questo drammatico quadro gli USA avrebbero aumentato le pressioni sul gruppo più vicino a Bibi Netanyahu, arrivando a minacciare sostanziali tagli ai sussidi bellici ed economici che da settimane percorrono la tratta Washington-Gerusalemme.

Nelle sale della Casa Bianca non piace la gestione del conflitto che starebbe portando avanti Netanyahu, e le ammonizioni in tale direzione ormai sembrano non contarsi nemmeno più. Che si tratti di John Kirby, portavoce della sicurezza nazionale, di Antony Blinken, segretario di Stato americano, o di Joe Biden, presidente statunitense in carica, la linea dei 50 Stati si conferma quella di un approccio più morbido.

Dopo le prime fasi più improntate al consiglio e alla diplomazia ora le posizioni americane si fanno più dure nei confronti di Netanyahu e del suo Governo. In dubbio cominciano ad esserci i sostegni economici e militari che gli Stati Uniti hanno inviato e continuano a spedire verso Israele.

Tra ottobre e dicembre dello scorso anno a Gerusalemme sono arrivati circa 15.000 bombe e 57.000 pezzi di artiglieria. Il nuovo pacchetto di aiuti che gli Stati Uniti avrebbero delineato ruota intorno ad una cifra prossima ai 14 miliardi di dollari.

La minaccia sempre più concreta che il presidente americano Joe Biden starebbe studiando riguarda proprio tali numeri. L’ipotesi, al momento ancora teorica, sarebbe proprio quella di un netto taglio al cordone che porta questi sostegni economici e militari.

Del resto gli inviti statunitensi a modificare il proprio punto di vista circa la gestione del conflitto sono arrivati più volte a Netanyahu e al Governo ebraico. L’ultima conversazione telefonica tra i due numeri uno sarebbe avvenuta lo scorso 18 marzo, conducendo tuttavia ad un nulla di fatto.

Rottura tra Biden e Netanyahu: tensione crescente dal 7 ottobre ad oggi
Rottura tra Biden e Netanyahu: tensione crescente dal 7 ottobre ad oggi

La rottura tra Biden e Netanyahu si ripercuote anche sulle presidenziali americane del 5 novembre

La volontà degli Stati Uniti di spingere verso soluzioni più diplomatiche per ciò che concerne il conflitto in Medio Oriente è forse parzialmente determinata anche da motivazioni di carattere più prettamente connesse alla politica interna.

La rottura tra Joe Biden e Benjamin Netanyahu infatti riguarderebbe in prima battuta proprio la gestione militare del conflitto non più sostenibile a livello locale ed internazionale, e fortemente osteggiata nei modi e nei tempi proprio dal Governo a stelle e strisce.

Oltre a questo aspetto però il desiderio da parte del presidente Joe Biden di smarcarsi dall’ombra vincolante del collega e amico Bibi Netanyahu (forse oggi più un ex amico) ha assunto nelle ultime settimane anche una sfumatura più prettamente interna.

La convinta posizione del 46°presidente americano nei confronti di Israele e del suo primo ministro rischia infatti di provocare effetti a lungo raggio sull’elettorato statunitense. Buona parte degli americani ebrei e degli americani arabi potrebbe infatti presentarsi alle elezioni presidenziali USA del prossimo 5 novembre con idee più o meno chiare anche in virtù delle scelte internazionali attuali.

Esigenza politica interna del presidente Biden sembrerebbe essere quella di recuperare voti utili alla propria causa soprattutto all’interno delle fasce di elettori arabi. Le ultime primarie, ad esempio svolte in Michigan, hanno infatti sancito un crescente mancato appoggio di tali elettori per la causa difesa dall’attuale presidente.

Ciò a maggior ragione del fatto che l’avversario Donald Trump avrebbe invece concesso in modo inequivocabile e privo di condizioni il proprio favore e tutto il proprio personale sostegno al Governo e alle scelte politiche e belliche di Benjamin Netanyahu.

Visti i numeri esigui su cui probabilmente si decideranno le sorti della democrazia americana, qualche migliaio di voti favorevoli anche tra gli americani-arabi potrebbe risultare decisivo. Da qui forse l’acuirsi di una tensione tra Biden e Netanyahu che potrebbe pure essere perciò provocata da motivazioni politiche insite nel quadro interno statunitense.

Rottura tra Biden e Netanyahu: tensione crescente dal 7 ottobre ad oggi
Rottura tra Biden e Netanyahu: tensione crescente dal 7 ottobre ad oggi

Conclusione: è sempre più vicina la rottura tra Joe Biden e Benjamin Netanyahu. La tensione è costantemente cresciuta dal 7 ottobre ad oggi

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