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Referendum giustizia: testo e contenuto del quinto quesito sulle candidature per il Csm

Il quinto quesito del referendum sulla giustizia: ecco cosa propone

Domenica 12 giugno, gli Italiani saranno chiamati a votare per i cinque referendum abrogativi sulla giustizia, che chiedono di eliminare una parte o l’intero testo di leggi o atti in valore di legge. Un referendum abrogativo viene riconosciuto solo al raggiungimento del quorum, ovvero quando la maggioranza della popolazione (50%+1) si reca alle urne. Inoltre, affinché venga abrogata la norma in oggetto, il 50%+1 dei voti deve essere a favore del ““.

Di seguito si approfondiranno il testo e il contenuto del quinto (e ultimo) quesito. Esso chiede agli Italiani l’approvazione per apportare delle modifiche alle modalità di elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura, il massimo organo del potere giudiziario in Italia.

Per conoscere il testo e il contenuto dei primi quattro quesiti, clicca nei link di seguito: Referendum giustizia: il testo e il significato del primo quesito sulla legge Severino   –   Referendum giustizia, i cinque quesiti: il testo e il significato del secondo sulle misure cautelari   –   Referendum giustizia: testo e contenuto del terzo quesito sulla separazione delle carriere dei magistrati   –   Referendum giustizia, i quesiti: testo e significato del quarto sui membri laici dei Consigli giudiziari

Referendum sulla giustizia: il quinto quesito (scheda verde)

referendum quesito

Il quinto quesito referendario mira a modificare quelle che sono le modalità di candidatura ed elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura. Si va a toccare, dunque, un dibattito politico piuttosto caldo nell’attualità e già all’interno della riforma Cartabia, che andrà in Aula al Senato il 14 giugno.

Il Csm è l’organo di amministrazione della giurisdizione, che garantisce l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati ordinari. Come previsto dalla Costituzione, esso prende tutti i provvedimenti che incidono sullo status dei magistrati. I membri di diritto sono il Presidente della Repubblica, che lo presiede, il primo presidente e il procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione.

Gli altri 24 componenti sono per due terzi eletti da tutti i magistrati (di ogni ordine e grado) e per un terzo dal Parlamento in seduta comune. L’elezione dei membri togati è regolata dall’art. 25 della Legge 24 marzo 1958, n.195. Essa prevede che un magistrato che voglia candidarsi come parte del Csm deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme a suo sostegno, avendo, di fatto, l’appoggio di altri magistrati.

Il referendum chiede di abrogare l’obbligo di presentare questo numero minimo di firme a sostegno della presentazione della candidatura di un magistrato. Con questa modalità, infatti, i diversi partiti politici che dividono il Csm vanno andare ad influenzare il processo decisionale.

Referendum: cosa succede se si vota Sì al quinto quesito

Se la maggioranza dei voti sarà per il ““, vi sarà l’eliminazione della raccolta firme dalla modalità di candidatura dei magistrati per il Csm. Si ritornerebbe, quindi, alla legge del 1958 che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del Consiglio semplicemente presentando la propria candidatura.

Votando “Sì”, dunque, si va incontro alle richieste dei promotori del referendum, secondo i quali la modalità precedente di elezione favoriva le qualità professionali del candidato, mettendone al centro la valutazione della carriera e non il condizionamento o la corrente politica.

I sostenitori del “Sì” ritengono che le correnti interne al Csm siano diventate dei veri e propri “partiti” tra magistrati, che influenzano le decisioni prese dall’organo, intervengono nell’assegnazione degli incarichi e nella decisione di trasferimenti. Un elemento che promuove l’ottica di gruppo e non si rende utile per la giustizia dei cittadini.

Referendum: cosa succede se si vota No al quinto quesito

Se la maggioranza dei voti sarà per il “No“, si manterrà in vigore il sistema attuale di raccolta firme.

Votando “No”, dunque, ci si allinea con la posizione di chi ritiene che l’eliminazione di questa modalità di candidatura non sia risolutiva per la questione delle correnti interne al Csm. Il referendum, in questo senso, interverrebbe su una questione talmente minima da non portare a cambiamenti rilevanti.

Secondo gli oppositori al referendum, il sistema elettorale del Consiglio dovrebbe essere affrontato tramite un intervento più ampio sull’ordinamento giudiziario.

 

 

Per avere tutte le informazioni necessarie sul referendum del 12 giugno 2022, leggi i nostri articoli di seguito:

Referendum sulla giustizia del 12 giugno 2022, tutte le informazioni utili

Come si vota dall’estero per il referendum?

giustizia, si vota il 12 giugno: cosa propongono i cinque quesiti

Referendum 2022: quando si vota? Data e orari

 

Editor: Susanna Bosio

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