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Moda sostenibile: i fondi dall’Europa

Fra gli impegni cui l’Unione Europea deve assolvere, negli ultimi anni compare anche quello per una moda sostenibile, oggi responsabile di tanta parte dell’inquinamento ambientale, soprattutto a causa dei ritmi produttivi del fast fashion.

L’incontro con l’EFA per una moda sostenibile

In settimana, presso il Parlamento europeo di Strasburgo, ha avuto luogo un incontro fra Thierry Breton, Commissario del mercato unico, e l’EFA (European Fashion Alliance), organizzazione nata a giugno 2022 e che ha riunito le Camere della Moda di 23 paesi, con l’obiettivo di sostituire alle passate iniziative individuali un’azione più unitaria e incisiva. Come commenta Carlo Capasa:

In passato, sia io che il mio omologo francese Pascal Morand avevamo parlato alle istituzioni di Bruxelles, ma la rappresentanza ampia dell’EFA ora ci dà l’attenzione politica che merita la moda creativa.

L’incontro è stato un momento significativo, dal momento che per la prima volta il mondo della moda ha preso posizione in maniera così forte e coesa, per la prima volta le strutture amministrative comunitarie hanno accolto le Camere della Moda dei propri paesi e per la prima volta si è deciso di concedere dei finanziamenti tanto elevati all’industria creativa. A Capasa fa eco Pascal Morand, suo omologo francese:

Si tratta di una presa di parola senza precedenti da parte dell’industria della moda creativa. Finora non c’è stata una voce identificata in questo tipo di dibattito politico ed europeo. Di fronte alle numerose normative europee che si stanno annunciando, intendiamo partecipare al dibattito e far valere le nostre specificità.

Anche l’UE si dice soddisfatta del confronto, in quanto in passato erano mancati degli interlocutori e gli organismi europei, pur nella volontà di rendere l’industria dell’abbigliamento sostenibile e circolare, si erano visti impossibilitati a raggiungere una normativa condivisa senza imporre le proprie leggi dall’alto, in maniera unilaterale.

Infatti, come ha dichiarato Christian Ehler, Coordinatore della Commissione dell’industria, della ricerca e dell’energia, un programma così ambizioso non può funzionare senza il coinvolgimento dei diretti interessati. Lo stesso concetto è quello con cui Breton ha aperto la riunione, dando l’idea di una Commissione Europea a disposizione delle esigenze dell’industria della moda:

Alcuni nostri colleghi non hanno ancora capito quanto siete importanti. Vogliamo sostenervi in ​​questo decisivo momento di cambiamento a livello mondiale. Il vostro settore è a un punto di svolta. Siamo qui per aiutarvi. Siete leader in questo settore e vogliamo che continuiate nel vostro ruolo di pionieri.

Conclusioni: i risultati ottenuti

L’obiettivo dell’UE è quello di rendere i prodotti tessili durevoli e riciclabili entro il 2030 e l’incontro di questa settimana ha costituito una tappa di questo percorso. In particolare, aggiornando una legislazione risalente al 2009, si è arrivati a risultati promettenti.

In particolare: si amplieranno le categorie merceologiche coperte dalla legislazione; si individueranno nuovi requisiti per ottenere dei beni che durino di più nel tempo e siano facilmente riparabili; si stabilirà l’obbligo di dotare ogni bene venduto di un passaporto digitale che, pur tutelando il segreto industriale, tenga traccia dei materiali usati ; si incrementerà la percentuale di fibre riciclate contenute nei tessuti; si applicheranno sanzioni nei confronti di chi distruggerà la merce invenduta.

I fondi stanziati ammontano a 2,3 miliardi, da destinare alla transizione di cui si è discusso, a cui si aggiungerà, entro fine anno, un altro miliardo di euro, riservato alla ricerca tessile. Lo scopo non dichiarato è un forte contrasto alla pratica del fast fashion; quello dichiarato è – come ricorda Capasa – di combinare regole etiche ed innovazione tecnologica, «i due elementi che costituiranno la moda del futuro».

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Editor: Leonardo Santarelli

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