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Spettacolo

Eurovision e politica: quando sul palco ci sono musica, democrazia e pace

Eurovision Song Contest e politica: come l’Eurofestival si batte per la pace

Da regolamento nessun concorrente può lanciare espliciti messaggi politici durante le esibizioni sul palco. Eppure, in ogni edizione la politica è sempre entrata a far parte dell’Eurovision Song Contest, il più grande e popolare evento musicale in tutta Europa. Gli occhi del mondo sono oggi puntati sulla guerra in Ucraina e quest’anno sicuramente gli artisti porteranno i propri messaggi di pace.

Protagonista è la musica. Tuttavia, dalla sua nascita, l’Eurovision ha in qualche modo influenzato l’Europa a livello sociale, politico, economico e culturale, divenendo anche un evento geopolitico. Nel corso degli anni si è infatti caratterizzato di valori quali democrazia, integrazione, nazionalismo, pace, inclusività. Tutti temi considerati parte integrante dell’europeismo.

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Eurovision e politica: la pace al centro dell’edizione 2022

“L’Eurovision ha da sempre un ruolo politico di rispetto per la pace e l’uguaglianza. Non credo che possiamo fare qualcosa in senso pratico di fronte a ciò che sta succedendo, ma penso che potremo contribuire ad educare le persone per rispettarsi e amarsi di più”. Con queste parole Alessandro Cattelan, conduttore di quest’anno insieme a Mika e Laura Pausini, aveva presentato pochi giorni fa l’edizione 2022 durante la conferenza stampa dell’Eurofestival.

La dimostrazione del fatto che l’Eurovision non sia solo canzonette risiede nella decisione di espellere la Russia dalla gara di quest’anno. Inizialmente gli organizzatori non erano convinti. Ma hanno poi deciso di seguire l’onda di indignazione sui social iniziata con l’hashtag #EurovisionwithoutRussia.

Il tema predominante di questa edizione 2022, direttamente dal PalaOlimpico di Torino, sarà sicuramente la pace. Se ne è già parlato nella prima semifinale andata in onda nella serata del 10 maggio, anche se non apertamente in riferimento alla guerra ucraina. Proprio i concorrenti ucraini, i Kalush Orchestra, favoriti alla vittoria in segno di solidarietà, hanno concluso la loro esibizione affermando: “Troveremo la strada di casa, anche se sono tutte distrutte”. Si sono presentati sul palco con un abbigliamento fortemente simbolico, con elementi caratteristici dell’Ucraina e del suo popolo, tutto in nome della resistenza dell’esercito.

Anche la cantante in gara per la Lituania ha espresso la propria posizione in merito. Durante la conferenza stampa prima della semifinale, infatti, ha ripreso il motto dei soldati ucraini: “Slava Ukraini!”.

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Eurovision e politica: amicizia e pace tra Paesi europei

Insomma, sembra ormai evidente che per capire gli equilibri tra i Paesi europei non serva solo guardare le conferenze di Bruxelles, ma anche l’Eurovision. Dalla sua creazione nel 1956, l’intento era quello di promuovere l’amicizia tra i popoli d’Europa. Infatti, il meccanismo di voto per cui nessun Paese può votare per se stesso ha dato vita negli anni ad alleanze e manifestazioni di amicizia tra le nazioni in gara.

L’Italia può contare ogni anno sui voti dei Paesi più vicini, come Malta, San Marino, Albania e Grecia. Ma secondo uno studio condotto dall’Università di Oxford, esistono alcuni blocchi consolidati di Paesi che si scambiano i voti. Quello sovietico con Russia, Bielorussia, Armenia e così via. Ma anche quello ottomano con Albania, Turchia ed ex Jugoslavia. E quello vichingo con Danimarca, Finlandia e Islanda.

La politica e le edizioni passate dell’Eurovision

Tra i momenti più politici delle varie edizioni dell’Eurofestival, da ricordare è sicuramente l’episodio risalente al 2009. Quell’anno, la Georgia doveva partecipare con gli Stephane & 3G e la loro canzone “We don’t wanna put in“. Un gioco di parole in riferimento a Putin, che proprio l’anno prima aveva invaso la Georgia. La direzione artistica del festival chiese di cambiare il brano, ma il Paese si rifiutò e non partecipò a quell’edizione.

Per non parlare di messaggi a favore della comunità e dei diritti LGBTQ+. Nel 2013, ad esempio, Krista Siegfrids, cantante finlandese in gara, baciò una delle ballerine sul palco in protesta dell’assenza di matrimonio tra omosessuali in Finlandia.

Nel 2016, invece, raggiunse la vittoria la cantante ucraina Jamala, che si era presentata in gara con il brano “1944“, ispirato alle deportazioni di una minoranza della Crimea ordinate da Stalin e legato alla recente annessione del territorio alla Russia.

 

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Editor: Susanna Bosio

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